lunedì 25 gennaio 2010

La Bellezza

C'è un'odissea sconosciuta che la bellezza è costretta a percorrere nel nostro corpo dopo l'annuncio degli occhi. Dura pochi istanti, forse meno: è tortuosa, complicata, eppure impalpabile. Noi vediamo il bello e la retina, subito, urla un allarme, chiamando in causa l'istinto e ordinando poi alla pupilla di fissarlo senza distrarsi. Il nostro sguardo si incanta, ghermisce le forme, immagina; improvvisamente comincia a spedire al cuore, attraverso la gola, quella sostanza aerea di cui sono fatti i sogni e che crea languore.
La centrale cardiaca, per non compromettere i battiti, getta ovunque le sensazioni ricevute:ai muscoli, nelle vene, nelle nostre zone segrete. La bellezza, però, non sta ferma; non riesce. Ripercorre allora una strada inversa, portando con sè masse di emozioni, cariche di intensità e stupore. Raggiunge di nuovo il cervello, costringendo l'occhio a non smarrire quanto è riuscito a catturare un secondo fa.
La bellezza è fisica, totalmente affidata alla carne, ma ha bisogno di strade segrete che corrono sotto la nostra pelle per farsi riconoscere. I filosofi hanno raccomandato per secoli di cercarla nello spirito, il mondo contemporaneo vorrebbe scoprirla soltanto sul corpo. Noi, indipendentemente dall'epoca che ci ospita, ne abbiamo come dell'aria e dell'acqua. Forse perchè nel nostro intimo siamo convinti dell'eterna verità racchiusa in una frase di Fedor Dostoevskij:"La bellezza salverà il mondo". Nella mostra di Steve McCurry vi sono tre volti scoperti un teatro di guerra in Asia nel 1992.

Sono tre donne che raccontano una storia antica e continuamente attuale esprimendo una bellezza ieratica, poi venata di paura, infine qualcosa che ve la mostra sotto un velo di tristezza e di preoccupazione. Guardandole attentamente, vi accorgete che non hanno data, luogo o tempo, ma forse le avete già incontrate in una strada del mondo, oppure in uno specchio, o vi sembra di averle salvate in un ricordo che avete strappato alla stupidità dell'esistenza.

Tre volti, tre percorsi. La bellezza abbraccia tutti i sentimenti e li rende puri. Le donne vi chiedono con i loro sguardi di non abbandonarle, di spingerle ancora a vivere. Noi per affrontare i giorni indossiamo una maschera. In tal caso queste tre innocenze forse stanno parafrasando quanto si chiese per sir Max Beerbohm il grande Oscar Wilde: "Chissà se, quando è solo, si toglie il volto per mostrare la maschera".

La natura ha voluto concedere alla bellezza tutte le licenze, le ha aperto i cieli, ha fatto innamorare di lei la fantasia. Ma per possedere la bellezza occorre soffrire. Queste ragazze lo dimostrano con i loro sguardi che entrano in voi e vi portano lontano. Non si rivolgono semplicemente all'occhio, giacchè le espressioni di cui sono fatte bussano all'anima. E le ricordano che non sono virtuali, televisive, chirurgiche, ma vere.
Lontane dalla demenza delle finzioni hanno cercato rifugio nella realtà.

Armando Torno