sabato 24 luglio 2010

Wisdom


Ciò che rende socievoli gli uomini è la loro incapacità di sopportare la solitudine, e in essa se stessi. Dal vuoto interiore e dal tedio sono spinti alla vita di società o ai viaggi in terre straniere. Al loro spirito manca la forza propulsiva per mettersi in moto autonomamente: cercano quindi gli stimoli al vino, e così finiscono per diventare alcolisti. Proprio per questo hanno continuamente bisogno di una eccitazione sempre più forte proveniente dall'esterno, come quella fornita da esseri simili a loro. Senza questi stimoli il loro spirito affonda sotto il proprio peso, in un greve letargo.

Consigli sulla Felicità
Schopenhauer

sabato 22 maggio 2010

Slowness


Penso che l'essenziale sia inafferrabile. Chi sono? Chi sono stato? In che circostanze ho fatto torto ai miei simili? Ma l'essenziale è anche un'altra cosa che non riesco a definire con precisione.
Il mio essere mi appare così immenso e scuro. Si tratta di un ampio palazzo: come posso scegliere il percorso in questo susseguirsi di stanza e corridoi? Rischio di cadere. Apro le porte con cautela. Le rinchiudo con le stesse precauzioni. Guardo sotto i letti e dentro gli armadi. Temo di trovare botole a cui devo fare molta attenzione per non precipitare. La luce della mia torcia incomincia ad affievolirsi. Tornerò domani e mi orienterò meglio.
Tornerò domani e mi orienterò meglio.
Ma domani le porte del palazzo saranno ancora socchiuse?

Pierre Sansot

martedì 11 maggio 2010

Post UK


"Un viaggio che giovamento ha mai potuto dare? Non modera i piaceri, non frena le passioni, non reprime l'ira, non fiacca gli indomabili impulsi dell'amore, insomma, non libera da nessun male. Non rende assennati, non dissipa l'errore, ma ci attrae temporaneamente con qualche novità come un bambino che ammiri cose sconosciute. Rende, invece, lo spirito già gravemente infermo, ancora più incostante, e questo agitarsi lo fa diventare più instabile e volubile. E così gli uomini abbandonano con più smania quei posti che avevano tanto smaniosamente cercato e se ne vanno più velocemente di quanto erano venuti. Fino a quando ignorerai da che cosa stai fuggendo, che cosa stai cercando, che cosa è necessario o superfluo, giusto o ingiusto, questo non sarà viaggiare, ma vagabondare"

Seneca

mercoledì 17 febbraio 2010

Time














Il tempo ha diversi significati. Definisce la nostra esistenza, definisce un'epoca, un periodo, impone una riflessione su se stessi e su come la storia ha influenzato la nostra vita.
La religione è da sempre intervenuta sul tempo, cercando di dare sequenzialità al suo scorrere. Da qui nascono i riti e la tipica divisione del giorno caratterizzata dal ridondante suono del campanile.

Il cristianesimo trasforma il tempo ciclico dei greci rendendolo lineare e scorrevole. La nascita di Dio è posta al centro della linea, in quel momento il mondo si è fermato, lo scorrere ci porta inesorabilmente alla fine.

La filosofia occidentale e la fisica moderna hanno distrutto l'idea di tempo come flusso circolare e la sua rappresentazione a forma di ruota. Il tempo non è omogeneo, non è fatto di momenti tutti uguali, i comportamenti e le emozioni interagiscono con il tempo determinando gli stati d'animo del singolo e della collettività.

Così cerchiamo spasmodicamente di fruire del presente per abbattere il senso di morte che ci assilla, siamo insofferenti per i "tempi intermedi" e non sopportiamo i "tempi morti". Restiamo noi e la paura del futuro. Calvino l'aveva già predetto:"Ci affacceremo al nuovo millennio senza sperare di trovarvi nulla di più di quello che saremo capaci di portarvi".

Prepariamoci all'espatrio

Seconda guerra mondiale, il governo Inglese tappezza le nebbiose città con cartelloni contenenti consigli per affrontare l'imminente conflitto. Uno non è stato mai diffuso e stampato, rappresentava l'unico avvertimento che il governo dava in caso di attacco delle truppe tedesche: Keep Calm and Carry On.


Spesso il male di vivere ho incontrato

Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato

E. Montale

lunedì 25 gennaio 2010

La Bellezza

C'è un'odissea sconosciuta che la bellezza è costretta a percorrere nel nostro corpo dopo l'annuncio degli occhi. Dura pochi istanti, forse meno: è tortuosa, complicata, eppure impalpabile. Noi vediamo il bello e la retina, subito, urla un allarme, chiamando in causa l'istinto e ordinando poi alla pupilla di fissarlo senza distrarsi. Il nostro sguardo si incanta, ghermisce le forme, immagina; improvvisamente comincia a spedire al cuore, attraverso la gola, quella sostanza aerea di cui sono fatti i sogni e che crea languore.
La centrale cardiaca, per non compromettere i battiti, getta ovunque le sensazioni ricevute:ai muscoli, nelle vene, nelle nostre zone segrete. La bellezza, però, non sta ferma; non riesce. Ripercorre allora una strada inversa, portando con sè masse di emozioni, cariche di intensità e stupore. Raggiunge di nuovo il cervello, costringendo l'occhio a non smarrire quanto è riuscito a catturare un secondo fa.
La bellezza è fisica, totalmente affidata alla carne, ma ha bisogno di strade segrete che corrono sotto la nostra pelle per farsi riconoscere. I filosofi hanno raccomandato per secoli di cercarla nello spirito, il mondo contemporaneo vorrebbe scoprirla soltanto sul corpo. Noi, indipendentemente dall'epoca che ci ospita, ne abbiamo come dell'aria e dell'acqua. Forse perchè nel nostro intimo siamo convinti dell'eterna verità racchiusa in una frase di Fedor Dostoevskij:"La bellezza salverà il mondo". Nella mostra di Steve McCurry vi sono tre volti scoperti un teatro di guerra in Asia nel 1992.

Sono tre donne che raccontano una storia antica e continuamente attuale esprimendo una bellezza ieratica, poi venata di paura, infine qualcosa che ve la mostra sotto un velo di tristezza e di preoccupazione. Guardandole attentamente, vi accorgete che non hanno data, luogo o tempo, ma forse le avete già incontrate in una strada del mondo, oppure in uno specchio, o vi sembra di averle salvate in un ricordo che avete strappato alla stupidità dell'esistenza.

Tre volti, tre percorsi. La bellezza abbraccia tutti i sentimenti e li rende puri. Le donne vi chiedono con i loro sguardi di non abbandonarle, di spingerle ancora a vivere. Noi per affrontare i giorni indossiamo una maschera. In tal caso queste tre innocenze forse stanno parafrasando quanto si chiese per sir Max Beerbohm il grande Oscar Wilde: "Chissà se, quando è solo, si toglie il volto per mostrare la maschera".

La natura ha voluto concedere alla bellezza tutte le licenze, le ha aperto i cieli, ha fatto innamorare di lei la fantasia. Ma per possedere la bellezza occorre soffrire. Queste ragazze lo dimostrano con i loro sguardi che entrano in voi e vi portano lontano. Non si rivolgono semplicemente all'occhio, giacchè le espressioni di cui sono fatte bussano all'anima. E le ricordano che non sono virtuali, televisive, chirurgiche, ma vere.
Lontane dalla demenza delle finzioni hanno cercato rifugio nella realtà.

Armando Torno